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Frantumazione

Festival canto spontaneo

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Festival del Canto Spontaneo

 Nato nel 2008 su idea e per volontà di Novella Del Fabbro e Giovanni Floreani, il Festival del Canto Spontaneo è una piccola ma significativa finestra aperta su un tema trascurato, se non addirittura dimenticato, con un affascinante panorama nel tempo e nelle culture che hanno disegnato l’evoluzione di una pratica, la magia della Voce: espressione artistica ma anche comunicazione, sacralità, socialità, conoscenza e, naturalmente, musica.

 

Il canto spontaneo, usanza vocale di origine antica e derivazione del canto sacrale e poi liturgico, assolve contemporaneamente alla funzione di trasmissione della ritualità ed a quella di socializzazione nella quotidianità attraverso un arcaico, semplice ma estremamente incisivo canto corale che privilegia il canto di gola, la lentezza, i melismi e si esprime attraverso due uniche voci: la prima e la seconda, vale a dire il primo ed il terzo grado e, talvolta, il basso.

Recuperare e valorizzare una pratica canora quasi in estinzione significa anche indagare sulle sue origini e peculiarità, comprenderne evoluzione e senso, scoprendo luoghi esclusivi e mettendo in connessione esperienze, culture, consuetudini anche distanti fra loro, geograficamente ed antropologicamente, ma vicine grazie al grande patrimonio della tradizione orale.

Il festival si qualifica così, a livello internazionale, come uno degli eventi pilota per il recupero e la valorizzazione delle tradizioni popolari e, al tempo stesso, per la sperimentazione di nuove forme, nonché per la relazione fra memorie del passato e idee del futuro: un “topic” che è sempre stato in rilievo nell’attività dell’associazione culturale Furclap.

Non è un grande evento: anzi, rifugge i facili orpelli dell’evento e si colloca lontano dall’abusata concezione di festival-evento, per tentare di recuperare spessore di contenuti a discapito della mass-medialità, per valorizzare espressioni artistiche incontaminate e spontaneismo popolare e rivolgersi alle “tribù” caratterizzate da passione per la ricerca, attenzione per le tradizioni, interesse per le culture minoritarie, attrazione per le sperimentazioni.

Per questo, si svolge in luoghi dove la tradizione è ancora viva, pur allargandosi anche ad aree metropolitane, con spazi sia per riflessioni che per contaminazioni: Tolmezzo e Salerno, Villacaccia di Lestizza e Roma, Lauco e Parigi, Gmund e Udine, Farra d’Isonzo e Napoli, Lauco e Torino, Tramonti di Sotto e Venezia… sono alcuni dei luoghi frequentati in questi anni. Così le Tammurriate di Biagino De Prisco (Salerno) si alternano alle sperimentazioni di Giovanni Floreani (Udine), i canti sacri dei cantori carinziani di Griffen al canto popolare campano della Compagnia Daltrocanto; i cantori di Viganella (Val d’Ossola) effettuano un gemellaggio con la Onoranda Compagnia dei Cantori di Cercivento (Carnia) e così via, mentre le ricerche di Valter Colle, Pietro Sassu, David Di Pauli Paulovich si incrociano con le esperienze di Giovanna Marini, Silvio Trotta, Claudio Rocchi, Paolo Tofani (ex Area), Tony Pagliuca (ex Orme)…

Il festival trova il suo epilogo in un piccolo paesino dell’alta val Degano in Carnia: Givigliana (Gjviano) ovvero 1270 mt d’altitudine, un manipolo di abitanti, un silenzio sacrale che ben si complementa con i canti che avvolgono le vie del piccolo centro ogni prima domenica di ottobre. Perché Givigliana? Perché qui nacque, negli anni ’70, un piccolo gruppo di canto, che fu diretto da don Gilberto Pressacco, il musicologo che aprì la strada alla ricerca sulle origini del canto di tradizione orale in Friuli Venezia Giulia, trovandole nella liturgia patriarchina della Chiesa di Aquileia ai tempi del primo cristianesimo.

 

 

 

 

Furclap | Associazione culturale Musicisti e Attori Occasionali
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