Venerdì 28 Luglio, 18.00
Centro Studi Turoldo
Con Gottardo Mitri, Giovanni Ricci, Marco Vanelli
Letture di Liuba Caraja
Installazione a cura di Ofelia Croatto
Quadri attoriali a cura di Espressione Est
Il pensiero di Pasolini ma anche le riflessioni profetiche di padre Turoldo, avviano ad una analisi del Contemporaneo guidata dai tre protagonisti dell’appuntamento di Coderno. I giovani attori dell’associazione Espressione Est illustreranno, con letture ed interpretazioni, una specifica installazione creata ad hoc da Ofelia Croatto e Liuba Caraja.
Di Gottardo Mitri
Momenti epocali che, siamo alle prove, stravolgono il nostro abituale modo di vivere, le nostre abitudini: niente cinema, niente partite, niente movide, niente teatro, niente conferenze e concerti, niente lezioni, niente Messe! Ci vorrà qualche giorno per digerire questo nuovo stato di cose.
Una prima motivazione: la salute! Se avevano qualche dubbio, ecco che diventa il primo punto nell’agenda di governo. E tutti siamo chiamati a combattere questa emergenza. Secondo elemento, l’economia. Fino all’altro giorno il faro era determinato dalla Cina, la cui crescita aveva preoccupato e messo in crisi il resto del mondo. Ora, la Cina sembra essere diventata l’origine della pandemia del virus ed è stata la prima a pagarne le pesantissime conseguenze. La velocità di propagazione ha fatto dell’Italia il più bersagliato paese europeo. Dopo le prime scomposte reazioni e provvedimenti, è arrivato lo stop! Tutti a casa! Stranezze della vita! Già da qualche parte si era levato il grido di ridimensionare i nostri ritmi di vita, auspicando un ritorno al “silenzio”, alla solitudine, alla interiorità. Anche se sotto molti aspetti le relazioni interpersonali da qualche anno, al di là dei “social”, avevano subito un traumatico impoverimento e/o un imbarbarimento (relazioni famigliari in primis, fra uomini e donne in generale, tra insegnanti e studenti e famiglie …) Ed ora la beffa! Costretti a tagliare le relazioni, i contatti materiali per chiudersi ognuno nel proprio guscio, con migliaia di studenti costretti a battere tutti i record di ore passate in casa, divise tra infinite sedute (letterali) sui divani e sedute al computer, alla faccia di tutti gli smart-homeworking!
Niente Messe! Si potrebbe lanciare l’idea di un triduo “d’antan” con preghiere di scongiuro, litanie liberatorie (a peste, fame et bello liberas nos, Domine …) O evocare per il nostro Friuli, la preghiera messa in bocca a Nani Colus da Pier Paolo Pasolini ne “I Turcs tal Friul”, quel 30 ottobre 1499, quando Casarsa era disperata per l’arrivo imminente del “Turco”! Proviamo a cambiare ed a attualizzare qualche elemento di quella preghiera:
Crist, pietàt dal nustri pais. No par fani pi siors di qel q’i sin. No par dani ploja. No par dani soreli. Patì çald e freit e dutis li tempiestis dal seil, al è il nustri distìn. Lu savìn. Quantis mai voltis ta qista nustra Glisiuta di Santa Cròus i vin çantat li litanis, parsè che tu ti vedis pietàt da la nustra çera! Vuei i si ‘necuarzìn di vèi preàt par nuja; vuei i si ‘necuarzìn qe tu ti sos massa pi in alt da la nustra ploja e dal nustri soreli e dai nustris afans.
Vuei a è la muart q’a ni speta cà intor. Cà intor, Crist, dulà q’i sin stas tant vifs da crodi di stà vifs in eterno e qe in eterno tu ti ves di daighi ploja au nustris çamps, e salut ai nustris puors cuarps. Ma di-n-dulà vènia qe muart? Cui àia clamàt qè zent di un altri mont a puartani la fin da la nustra puora vita, sensa pretesis, sensa ideài, sensa na gota di ambitiòn? Ucà, a si stava, Crist, cu’l nustri çar, cu la nustra sapa, cu’l nustri colt, cu la nustra Glisiuta … Esia pussibil qe dut qistu al vedi di finì? Se miracul eisa, qistu, Signour, qe tu ti vedis di vivi ençamò, quant qe dut cà intor, qe adès al è vif, coma qe s’al ves di stà vif par simpri, al sarà distrut, sparìt, dismintiàt? E tu Verzin Beada? Sint se bon odour q’al sofla dal nustri paìs … Odour di fen e di erbis bagnadis, odour di fogolars; odour q’i sintivi di fantassìn tornant dal çamp, Tu, almancul Tu, q’i ti vedis pietàt di nu, q’i ti fermis il Turc.
Non ti preghiamo per avere più ricchezze, siamo già abituati a vivere negli stenti e tante volte ti abbiamo pregato nella nostra chiesetta. Ed oggi, noi superuomini, realizziamo di averti pregato per niente: tu sei tanto di più superiore alle nostre “terrene” esigenze.
Oggi, come nel 1499, è la morte che ci attende? Noi ci credevamo superiori, pensavamo di vivere in eterno. Ma “cui aial clamat che zent (quel virus) di un altri mont, a portare la fine alla nostra povera esistenza? Stavamo così bene con la nostra vita senza pretese: una pizza fuori, una serata in discoteca, un brunch, una partita, un weekend a Barcellona. Ma è possibile che tutto questo debba finire? Ora, ciò che era vivo è in pericolo, quasi scomparirà. E tu Vergine Beata, non senti il buon odore del fieno, dell’erba bagnata, del focolare acceso …? Tu, almeno tu, abbi pietà di noi, che tu fermi il Turc (il virus)!
Quanto attuale è questa supplica. E’ passata in secondo piano persino la drammatica situazione climatica, dell’inquinamento globale. Un niente, un virus, è bastato e tutto cambia. Sarà la volta buona? Saremo costretti a cambiare le nostre agende di vita. Siamo in pieno stato di “guerra” con tanto di divieto di assembramento, di libera circolazione, di diuturno coprifuoco! Forse sarà la lezione, brutale ma giusta, per farci capire che è necessario mettere da parte gli egoismi, le dittature finanziarie, le sperequazioni sociali mediante una declinazione della disponibilità verso gli altri, a nuovi rapporti tra tutti gli uomini del pianeta. Una nuova via per voler bene a chi ci sta vicino, a quello che è sfortunato. Ci dovremmo accorgere che la barca è una ed è per tutti!